Scrive Giacomo, diversabile del Centro riabilitazione neurologica di Locri

Scrive Giacomo, diversabile del Centro riabilitazione neurologica di Locri

Riceviamo e pubblichiamo da Vincenzo Logozzo, Presidente della Consulta delle Associazioni di Gioiosa Jonica.

Nell’occasione, ci associamo convintamente alla sua richiesta: le autorità sanitarie (Commissario Scura) e regionali (Presidente Oliverio e Assessore Roccisano) devono agire nel più breve termine possibile, recandosi di persona presso il Centro di riabilitazione neurologica di Locri e provvedendo al personale mancante per il buon funzionamento della struttura.

Non si può fare ragioneria sulla vita delle persone, non si possono fare licenziamenti per mancanza di fondi e lasciare senza assistenza 18 diversabili.

Per una volta, la politica metta da parte numeri e calcoli e agisca anche con il cuore. Perchè sono i “fatti che contano” la vera ragione sociale della politica democratica.

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Il diversabile Giacomo del Centro di riabilitazione neurologica di Locri – dopo aver visto il servizio del TG di Telemia e avuto notizia degli analoghi servizi pubblicati dalle vostre testate giornalistiche con cui sono stati evidenziati i gravi disagi che stanno vivendo i 18 diversabili ospitati nella struttura, causati dalla mancanza di personale, specificatamente degli operatori di base –  ci ha fatto pervenire una forte lettera-appello in cui esprime il proprio disappunto per la disattenzione politica e sociale verso il loro problema.

Del loro stato di disagio e della urgente necessità di risolvere il problema da parte di chi di competenza,  ne aveva parlato anche il Vescovo Mons. Oliva in occasione della manifestazione pro ospedale dello scorso 17 ottobre. In quella occasione noi abbiamo fatto il servizio TG in questione e diffuso il comunicato stampa assieme a Simona Coluccio Presidente CommaTre, dal titolo  “I fatti che contano”, rilevando appunto la mancanza di personale di base a causa del “licenziamento” -per carenza di fondi- della Cooperativa Sollievo che si occupava dell’assistenza.

Giacomo ora vuole far sentire la “loro voce”. Se Giacomo ha scritto questa lettera evidentemente i fatti non sono cambiati. E siamo alle solite. Litigi vuoti, parole, impegni, promesse. I disabili soffrono. “I fatti che contano”  non vengono risolti. Certo che gli interessati ed il popolo si sentono avviliti, disperati e sfiduciati. Giacomo riflette, afferma e pone pesantemente  l’indice su alcune questioni significative:” Non siamo scarti della natura, ma scarti della società. Le barriere dello scarto. Il dolore del fallimento, ma anche del sentirsi rifiutati. I politici dovrebbero andare tutti a scuola di handicap, sporcarsi le mani, sentire l’odore dell’handicap. Senza recriminazione e senza cadere nel pietismo di stato”.

Per questi motivi ha tenuto a farci pervenire la sua straordinaria lettera, una lettera che proviene direttamente dalle persone che -da come palesemente traspare dallo scritto- vivono con grande e ingiusta sofferenza questo disagio poco umano e poco civile. Di seguito riportiamo integralmente il testo della lettera. E pare che altre se ne aggiungeranno.

Cosa concludere ? Se è vero, come è vero quello che ha scritto Giacomo, avallato dalle preoccupazioni espresse dal Vescovo e dai manifestanti in occasione della dimostrazione pro Ospedale di Locri il 17 ottobre scorso, riteniamo che la prima cosa minima che bisogna fare è quella che il Commissario Scura, il presidente Oliverio e l’assessore Roccisano vadano a fare visita a queste persone speciali, ma prima ancora devono provvedere a fornire il personale per l’assistenza di base.
Sia esso con il richiamo urgente della Cooperativa Sollievo che da dieci anni garantiva in modo eccellente l’assistenza – e si sa in questi casi quanto conta la continuità dei servizi sopratutto a livello umano ed affettivo (questi operatori diventano migliori dei famigliari per la cura amorevole che pongono verso gli assistiti, come fossero loro dirette creature, e nessuno meglio di loro riesce a “leggerli”, a capirli nel loro linguaggio stentato, a volte solo espresso con difficoltosi gesti o solo con sguardi che bisogna saper interpretare), sia in altro modo purchè si tratti di un servizio vero, effettivo, e sopratutto svolto con  persone competenti ed adeguate al caso specifico, non certo con personale “imposto” , spostato di reparto solo per far vedere che il personale c’è, o insofferente o privo di qualifica specifica.
Incominciamo a dare dimostrazione che non solo parole e generici impegni, ma risoluzioni dei problemi reali, dei ” fatti che contano”.
Vincenzo Logozzo

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Testo integrale della lettera “dattiloscritta” dal diversabile Giacomo del Centro di Riabilitazione Neurologica di Locri, consegnata a Vincenzo Logozzo ed a Simona Coluccio, presidente di CommaTre.

“ Non possiamo scendere in piazza per gridare per questa ingiustizia.

Noi disabili di Serie B, non abbiamo nessuna voce in capitolo sulla scacchiera dei potenti.

Non facciamo parte del sistema produttivo.

Non possiamo avere un ruolo di protagonista nel teatro della vita.

Non siamo figli di un Dio minore.

Siamo cresciuti, abbiamo smesso da un po’ di poppare latte.

Oltre la sofferenza fisica c’è quella morale.

Non sono ricco né potente, non molto istruito.

Ognuno la sua storia tante facce nella memoria, tanto di tutto, tanto di niente le parole di tanta gente.

Non siamo scarti della natura, ma della società.

L’uomo deve superare le barriere culturali.

Le barriere dello scarto.

Il nostro errore è quello di cercare le qualità che non posseggono.

Trascurando quelle qualità che veramente posseggono.

Il dolore del fallimento, ma anche del sentirsi rifiutati.

Questi politici dovrebbero andare tutti a scuola di handicap.

Questi politici dovrebbero sporcarsi le mani.

Questi politici dovrebbero sentire l’odore della disabilità.

Senza recriminazione e senza cadere nel pietismo di stato.”

Giacomo

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