Caulonia e la sua notte di paura

Caulonia e la sua notte di paura

Quattro auto incendiate nella stessa notte, e in quattro punti diversi del paese. Una notte che si farà ricordare; di paura e di concitazione per le quattro azioni in sequenza temporale, pare, riconducibili ad un giovane definito incendiario seriale.

In realtà, è un’unica impresa sconsiderata, eclatante, lesiva dei beni altrui che non fa avvertire un sentore di vendetta per dei torti subiti, o presunti tali. Questa follia va approfondita e non solo condannata perché può nascondere una inconsapevole richiesta di aiuto.

Se la pesante condizione dei giovani è uguale nella mancanza di opportunità di lavoro e di futuro, non lo è sul piano della situazione economica e sociale familiare e, soprattutto, a livello della percezione e della reazione individuali. Le difficoltà vissute possono portare ad un atteggiamento conflittuale contro tutti e contro tutto il mondo, in modo indistinto. In questo caso la disperazione non ha portato a colpire le persone ma le cose che non si hanno.

Il presunto responsabile il carcere l’ha provato e non gli è servito a nulla, visto che lo ritroviamo sospetto autore di altri reati successivi, che legati insieme esprimono un crescendo nella loro gravità. Il carcere può tutelare temporaneamente i beni della collettività ma non risolve il problema alla radice, fallisce nella cura che non è di sua competenza. Il nostro sistema crea l’emarginazione e quando questa sfocia nella possibile devianza sa solo colpire. In pratica, condanna due volte senza avere strumenti veri ed efficaci per capire e operare l’inclusione sociale risolutiva rispetto alla condizione vissuta.

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