Il successo della Festa di San Rocco
Oggi, per i gioiosani è un giorno strano, quasi indecifrabile; un giorno che è sospeso fra l’adrenalina di quanto vorticosamente vissuto negli ultimi giorni e la fatica di dover riprendere il proprio percorso di sempre.
Simbolicamente (e non solo), il giorno dopo la conclusione della festa di San Rocco segna la fine dell’estate, una vera e propria cesura tra un prima e un dopo nel divenire quotidiano di ognuno. Su facebook, gira una foto che sintetizza plasticamente questo stato d’animo:
Tuttavìa, vi è anche la sensazione di essere stati dentro una grande storia di paese, lunga una settimana intera e intensa come nessun altro periodo dell’anno.
La settimana di San Rocco 2015, siamo ben lieti di poterlo affermare a chiare lettere, è stato un successo pieno ed inequivocabile. La partecipazione popolare, di gioiosani e visitatori esterni, è stata impressionante, numeri sempre più significativi e consistenti da rendere San Rocco il “Grande Evento” dell’intera estate gioiosana.
Ottima la programmazione, costruita su un grande lavoro dal basso e con un grande coinvolgimento dell’intera popolazione gioiosana, grazie ad un Comitato “Festa San Rocco” che – anno dopo anno – dimostra di avere idee chiare e capacità di realizzazione: dalla magìa di “Gustando il Borgo” (l’apertura più bella per la settimana di festeggiamenti) all’innovazione de “I Tamburi di San Rocco” (con il convegno che, forse per la prima volta, ha deciso di indagare i suoni di San Rocco sul piano della migliore scienza sociale), dalla tradizione bandistico-musicale del sabato al gran finale con i “Tiromancino” (successo di pubblico anche per loro) e con i fuochi pirotecnici in musica della ditta Argirò (di ottimo livello, con scelte musicali di grande efficacia).
Efficace ed efficiente l’organizzazione logistica, con un grande ruolo di coordinamento dell’amministrazione comunale: la sistemazione e la funzionalità di una fiera che – lentamente – continua a crescere negli spazi occupati e nei giorni di durata (anche se si può ancora migliorare); la viabilità predisposta in maniera innovativa (ottima l’idea di incanalare il traffico sulla “copertura Gallizzi” e di spostare il parcheggio custodito della Misericordia) e con una vera attenzione alle esigenze dei visitatori; la forte presenza di forze dell’ordine e della protezione civile a ribadire il principio di legalità come irrinunciabile anche in una festa così grande e così caotica (San Rocco, negli anni passati, è stato spesso teatro di azioni illegali e para-mafiose di vario tipo).
Potente come sempre l’antropologìa popolare legata alla processione e al culto del santo: il rullìo incessante e, a tratti, frastornante dei tamburi; la dedizione dei tamburinari che vivono incessantemente quello che è anche il loro legittimo momento; il ballo votivo che, a macchia di leopardo, continua ad animare il lungo corteo di circa 10 ore; la rappresentazione scenica ed emotiva all’uscita e all’ingresso della statua del Santo; gli organetti e i tamburelli e le tarantelle che, spontaneamente, affollanno strade e piazze gioiosane.
Si può sempre fare di più e di meglio, perchè di cose da correggere ancora ve ne sono diverse. Tuttavìa, ci sembra difficile – e riteniamo di essere equilibrati nel nostro giudizio su questa festa del 2015 – trovare limiti e deficienze oltre la soglia del normale, del previsto, del fisiologico.
Su tutto, ancora una volta, ha predominato il senso di potenza che promana dalla festa stessa. Potenza dell’identità popolare e della tradizione che si rinnova: in una società che tende sempre più a globalizzare, a uniformare, a standardizzare, San Rocco a Gioiosa offre un’anima e un popolo veri, un legame quasi carnale che trasforma questa festa in qualcosa di molto diverso e di molto più ampio di una semplice celebrazione patronale.
Ieri sera, rientrando dal vorticoso e faticoso momento dell’ingresso della statua, mi è capitato di captare i commenti informali di una coppia: “sì, fanno molta scena, è quasi uno spettacolo, ma di fede vera ve ne è poca….”. Ed ecco l’equivoco, l’estraneità, l’incomprensione di fondo: San Rocco a Gioiosa è una festa religiosa che travalica ampiamente i confini della fede canonica e rituale, difficile pensarlo come semplice evento di preghiera istituzionale; San Rocco a Gioiosa è una manifestazione di popolo, è caos costituente per la coscienza collettiva, è identità in perenne ridefinizione.
E’ su questo crinale molto complicato – difficile anche da identificare nei suoi contorni più pieni – che si esalta la specialità di San Rocco rispetto alla sua eventuale normalizzazione: il futuro, ne siamo certi, saprà offrirci una risposta in un senso o nell’altro.