I fiumi della morte
I fiumi non hanno mai solcato le onde del mare e neppure attraversato le colline e le montagne, risalendone le pendici. Ma in questi tempi sono diventati umani e possono tutto, anche morire. Della notizia di questa metamorfosi i giornali ne sono pieni e ad ogni ora riferiscono di nuovi episodi e nuove cifre degli straripamenti, sempre uguali sulle direttrici su cui si muovono lasciandosi dietro una lunga scia tombale. L’Africa e la Libia, il Mediterraneo, la Sicilia e la Calabria. Il Medio Oriente, la Grecia, la Macedonia, i Balcani. Tutti verso le mete proibite del centro e del nord d’Europa.
La nostra parte di mondo, smemorata e opulenta, giunge nelle terre dove la vita è resa impossibile con le immagini satellitari e le mercanzie di scarto. Giunge con le sirene ammalianti che con il loro canto attraggono la disperazione per farne carneficine sugli scogli delle leggi innaturali e disumane che sfigurano uomini, donne e bambini in clandestini, strappano dall’essere l’identità e la dignità, vogliono sopprimere l’insopprimibile, primordiale desiderio alla vita, come fosse una colpa grave da pena capitale e non un diritto universale, ingrassano solo i trafficanti delle speranze respinte.
I fiumi della morte sono inesauribili e non cesseranno. Saremo annichiliti dalle grida e dal sangue finché le coscienze lordate dell’Europa e dei suoi governanti non saranno travolte dall’imperativo di essere giuste.