Francesco Tuccio recensisce “Vado Via”
di Francesco Tuccio
Sconvolgente, e lo sconvolgimento attraversa la forma e la sostanza, non la struttura che è quella consueta del viaggio e del suo diario, il binomio inscindibile di un romanzo.
Parlo dell’ultimo nato di Giovanni Maiolo “Vado via – Now I walk (Edizioni Il Foglio)”, e la sensazione di sconvolgimento, forse tutta mia, è quella di un lettore abituato ed amante degli stili e dei canoni classici affermati nel racconto e nel romanzo del novecento, e in particolare nella sua prima metà. Giovanni Maiolo condensa lunghi momenti lirici sovversivi, privi di punteggiatura, dissacranti per il mio conservatorismo che fatica non poco per trovare quella giusta, e il periodare è una sequenza di lampi incalzanti, stati d’animo che si accavallano ed intridono in un imo esistenziale sofferente, radicale e anti potere, irrequieto e umanitario, dinamico e conflittuale con se stesso e le ingiustizie del mondo. Se vi avessi trovato un vezzo, un modo di stupire o una moda non sarei arrivato neanche alla decima pagina. Il punto è che quell’apparente fraseggio in libertà delirante ha una materia dura, sa essere coinvolgente per profondità e ricchezza dei contenuti, perfino per una poetica connaturata, una forza creativa. Credo vi siano lo sforzo e la ricerca originali di uno stile che pone l’autore di “Vado via – Now I walk” in una avanguardia letteraria contemporanea, e che sostanzia quella riconoscibilità immediata inseguita da tutti i grandi scrittori.
Il viaggio è quello che odia e, perciò, rifugge l’aggettivo turistico con tutte le modalità e convenzioni che l’affogano nelle comodità noiose del business e del consumo di massa. E’ compiuto in solitudine per rendere immediate e vive le emozioni nate nel rapporto con tutto ciò che si para davanti agli occhi e si entra in relazione. La scrittura in contemporanea ne garantisce l’originalità e la purezza cristallina. Il diario è quello di tutti i viaggiatori della storia che hanno voluto eternare nella scrittura imprese, visioni, sentimenti, incontri irripetibili. Finanche il progenitore dei viaggiatori avventurosi, Odisseo, il mitico eroe dei nostoi, pur non tenendolo direttamente, l’ha dovuto affidare ai versi epici di Omero, poiché il viaggio senza il suo racconto è nulla.
Il giramondo dall’America Latina alla vecchia Europa (autore anche di Elisewin e Geografia dell’anima), cittadino del mondo globalizzato, soggetto attivo e fruitore della comunicazione planetaria, verga pagine dense di atmosfere, episodi, figure umane e naturali, riferimenti letterari guida, preludendo ad un convivio tra storie, popoli e civiltà differenti. Differenze vissute come sinonimi di scambio, conoscenza, arricchimenti culturale e ideale; precondizioni alla risoluzione e al cambiamento della dolente realtà attuale. Un disegno planetario futuribile, certamente, ma di cui Giovanni Maiolo ricerca, esplora, vive sulla propria pelle e ne assimila fin d’ora il dinamismo costitutivo.