La strana storia della dignità del PD
“Voto compatto per l’Italicum, è in gioco la dignità del partito”.
Lo ha detto Renzi, per richiamare all’ordine la già timorosa frangia del PD che si opponeva all’approvazione della nuova legge elettorale.
Nell’udire tali toccanti parole, è proprio il concetto di dignità ad aver attirato maggiormente la mia attenzione, cosicché mi sono posto alcune domande, che certamente rimarranno senza risposta:
Quando un partito o un leader politico perdono la dignità?
In base a cosa un partito o un leader politico possono perdere la dignità?
E, soprattutto, non dovrebbe forse esistere un nesso tra dignità e coerenza?
Io trovo poca dignità e poca coerenza nell’auspicare democrazia e meritocrazia salvo poi diventare capo del governo senza essere sostanzialmente eletto, come ha fatto Renzi.
Non è poi così dignitoso, o quanto meno non è coerente, presentarsi come rottamatore della vecchia e malsana politica per poi governare insieme alle coalizioni ed agli uomini che maggiormente rappresentano tale becera politica.
PD e PDL, da potenziali rivali a binomio perfetto.
Ed ecco quindi l’apertura agli amici di Cosentino, Cuffaro e Lombardo, o l’appoggio nelle liste regionali a candidati precedentemente schierati a destra.
Patto del Nazareno, larghe intese, amore a prima vista. Usate la dicitura che preferite, a me sa tanto di qualunquismo.
Di sinistra ha ben poco questo PD Renzi-centrico. Le correnti interne al partito sono timorose ed inconcludenti, si risolve tutto in un pappagallesco e poco dignitoso “non sono d’accordo ma va bene, per il partito”.
L’unica cosa veramente rottamata in sostanza è appunto la sinistra, assieme ai sindacati e all’articolo 18, sia chiaro.
Poca dignità e poca trasparenza vedo nel sostituire in Commissione Affari Costituzionali i dieci deputati del PD contrari all’Italicum.
E, a tal proposito, ancor meno dignità vi è nel forzare le istituzioni quasi imponendo una legge elettorale non condivisa dalle altre parti politiche e neanche da buona parte dello stesso PD.
Sarebbe comunque antistorico attribuire a Renzi e al suo governo l’esclusiva responsabilità degli errori del centro-sinistra.
Per anni, purtroppo, non si è saputo o voluto fare una seria opposizione alle coalizioni di destra, si è tergiversato, aspettato, rimandato, perdonato, con calma, moderazione e, anche in questo caso, senza grande dignità. Nè tanto meno si è mai avviato un valido programma di riforme, anche quando ve ne sarebbe stata la possibilità.
Ora Renzi sta provando una via riformista sin troppo discutibile, costituita più da parole e slogan che da provvedimenti giusti ed incisivi.
Per tutte queste ragioni, rimbombano prepotentemente quelle domande:
Quando un partito o un leader politico perdono la dignità?
In base a cosa un partito o un leader politico possono perdere la dignità?
E, soprattutto, non dovrebbe forse esistere un nesso tra dignità e coerenza?