Naniglio: tanti soldi, tanti progetti e…. (PARTE 2)
PER LEGGERE LA PARTE 1 di “Naniglio: tanti soldi, tanti progetti e…..” – cliccare QUI
Oltre ai diversi finanziamenti ed investimenti in corso (di cui al link sopra riportato), il Naniglio è oggetto di altre importanti innovazioni.
Di recente, il Comune di Gioiosa Ionica ha sottoscritto una Convenzione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria con la quale viene istituito il “MUSEO ARCHEOLOGICO” presso i locali di Palazzo Amaduri. Il museo ospiterà un’esposizione permanente di manufatti archeologici rinvenuti a Gioiosa Jonica nell’area della Villa Romana del Naniglio. L’Amministrazione Comunale del Sindaco Fuda, in coerenza con la sopra citata Convenzione, ha già provveduto all’acquisizione dell’attrezzatura logistica più idonea per l’esposizione dei beni del Naniglio.
Un passo avanti nella fruizione del Naniglio stesso, un passo avanti nella valorizzazione dei relativi beni e della sede di Palazzo Amaduri.
In questa direzione, è molto significativo anche il finanziamento – già ottenuto – nell’ambito dell’Avviso pubblico regionale per “Lo sviluppo di attività imprenditoriali all’interno delle filiere dalla valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale” rientrante nel POR Calabria FESR 2007- 2013 – Asse V – Risorse naturali, culturali e turismo sostenibile
Si tratta del finanziamento di un’iniziativa da localizzare nel Parco Archeologico della Villa romana del Naniglio, proposta dalla società cooperativa Kalamè, denominata “Il Passato è Presente”. L’ipotesi è utilizzare la cooperativa in tutta una serie di funzioni e attività collaterali che pure sono assolutamente necessari nella libera fruizione del patrimonio Naniglio: apertura degli scavi, visite guidate, promozione del museo di Palazzo Amaduri, iniziative culturali, ecc.
L’esperienza della Coop “Kalamè”, inoltre, potrebbe essere levatrice di un’organizzazione più adeguata nella gestione del bene archeologico, soprattutto dal punto di vista della formazione e delle competenze: meno volontarismo (cui pure va il nostro plauso più sincero), più professionalità (il turismo culturale è un’industria con le sue logiche e le sue dinamiche).
E andiamo alle conclusioni di questo nostro mini-report sulla situazione del Naniglio.
Ci assale un dubbio molto forte e dalle evidenti ricadute per il nostro territorio. Il Naniglio è un grande patrimonio storico-culturale ed un’indubbia risorsa turistica: ma lo è “in potentiam”, in un’ottica prettamente futuribile, poiché – al momento e per i prossimi anni – rimane ancora una ricchezza in gran parte sepolta, nascosta sotto ed intorno il tracciato della vecchia SP281. La fruibilità del bene è ancora chiaramente limitata, sia in termini assoluti (ancora troppo poco è riemerso in superficie ed è accessibile ai visitatori) che in quelli relativi (l’ampiezza degli scavi e la relativa fruibilità turistico-culturale sono, ad esempio, assai inferiori rispetto a Casignana o a Locri). Una domanda, secca e puntuale, si impone: ma non sarebbe più opportuno investire le risorse in una seria campagna di scavi e nella consequenziale protezione di quanto riportato in superficie? Non sarebbe più produttivo procedere con l’emersione della risorsa archeologica in sé, in modo tale da renderla disponibile per chiunque voglia visitarla? Non sarebbe più logico costruire le opere accessorie ed esterne in parallelo con l’estensione degli scavi?
Conosciamo bene la risposta, legittima e responsabile, degli studiosi e della Soprintendenza Archeologica: il modo migliore, quello in assoluto più efficace, per garantire la necessaria protezione ai beni del Naniglio rimane quello di affidarsi alla natura. Ovvero: lasciamoli sotto terra fino a quando non siamo assolutamente pronti, per risorse economiche e logistiche, ad approntare una compiuta campagna di scavi; lasciamoli sotto terra perché, nel tempo, è lo strumento di tutela più efficace e più facilmente agibile. Questa scelta tecnica, però, stride parzialmente con le esigenze di studio e di attrazione turistica che tutti riconosciamo al Naniglio e costringe ad investire le risorse in opere accessorie e di supporto. Il circuito rischia di diventare vizioso: non facciamo scavi perché non siamo ancora in grado di proteggere adeguatamente i beni riportati in superficie; non facciamo riemergere il Naniglio e, quindi, ne posticipiamo le potenzialità culturali e turistiche; non possiamo investire le risorse – che ci sono e non sono nemmeno così poche – sul Naniglio in sé, allora le investiamo su altre opere di dettaglio che a poco servono se non vi è il bene archeologico disponibile.
Intanto, godiamoci le iniziative dell’amministrazione comunale: il 25 Aprile, ad esempio, gli scavi saranno aperti al pubblico dalle ore 9.00 alle ore 13.00, con visite guidate a cura dei volontari del Liceo Scientifico e della Pro Loco. Anche perchè la Festa della Liberazione – che è la festa della nostra civiltà democratica – si sposa perfettamente con la storia e la cultura.