RAZZISMI

Quando si parla di migrazioni, migranti e accoglienza, spesso, molto spesso, si parla a vanvera. A cazzo, oserei dire. Si affronta, sovente con approcci saccenti e presuntuosi, una questione complicatissima osservata solo dall’esterno e sulla base di piattaforme ideologiche e qualunquiste acchiappate qua e la. Senza cognizione di causa. Ragionando per blocchi. Per partito preso. Per utopie. Insomma, applicando la triste dottrina delle razze. E questo avviene a destra cosi come a sinistra. Perché se è vero com’è vero che esiste un razzismo di matrice destrorsa pericolosissimo, non può più essere negata l’esistenza di un razzismo sinistroide e non meno pericoloso. IMG-20150326-WA0011 (1)

Mi spiego meglio e semplificando al massimo il ragionamento che mi frulla in testa da qualche tempo. Per il razzismo destrorso, l’uomo nero, in quanto tale, è considerato brutto, sporco e cattivo. Che fotte i soldi agli italici benpensanti tartassati dalle tasse, che ruba le donne dei latin lover nostrani e che strappa il lavoro ai nostri giovani disoccupati, laureati e patentati.

Per il razzismo di ispirazione sinistroide, l’uomo nero, in quanto tale, è considerato buono, disperato, bisognoso di aiuto, da accogliere e sostenere in ogni caso e con qualsiasi mezzo. Disposto a fare i lavori umili che gli italiani non vogliono più fare. Che lascia l’Africa o altri paesi inguaiati perché perseguitato, perché ha subito drammi inenarrabili, perché ha un vissuto che noi non possiamo nemmeno lontanamente immaginare e che quindi merita tutta la caritatevole benevolenza degli occidentali che hanno sfruttato e portato alla fame il Sud del Mondo.

Si tratta, a parer mio, in entrambi i casi, di ragionamenti razzisti. Perché tendono a non considerare le singole persone ma un blocco di provenienza. Un blocco unitario dove tutti sono in un certo modo. Da assolvere o condannare, in modo indiscriminato. Un po’ come avviene quando si parla di omosessualità. Sempre più spesso sento ripetere frasi del tipo: «io ho un sacco di amici omosessuali e li adoro». Cazzate. Palle. Come se essere omosessuali debba per forza coincidere con bontà d’animo. Non è cosi. Non può essere cosi. L’orientamento sessuale di ognuno non è strettamente proporzionale alla stronzaggine, all’onestà, alla lealtà. È un ragionamento razzista, paragonabile a quello intrinseco in frasi del tipo «l’omosessualità è una malattia».
Io voglio rivendicare il mio diritto a considerare e valutare le singole persone, senza che ciò appaia una bestemmia da un lato o una saggia presa di posizione dall’altra. Io voglio poter affermare liberamente che Thomas, africano, è un gran bravo ragazzo, che studia l’italiano con passione, educato e gentile ma che il suo compagno di viaggio Kamau, anch’egli proveniente dall’Africa, è un emerito stronzo, maleducato, irrispettoso, incivile e scroccone. Un vero pezzo di merda.
Io voglio poter dire, senza suscitare le iraconde reazioni di destra e sinistra, che il mio amico gay Simone è un bravissimo ragazzo, che lavora con impegno e dedizione, onesto e leale. Ma voglio poter anche pensare che il suo compagno, Lorenzo, è un vero stronzo. E tutto questo senza suscitare condanne o applausi di nessuna parte politica.

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