Caulonia tenta di salvare il Giudice di Pace
Mercoledì 25 marzo il consiglio comunale di Caulonia era convocato alle 18:30. I lavori sono cominciati solo venti minuti dopo, in anticipo sul ritardo consueto, alle 18:50. Alle 19:05 il consiglio era sciolto. Pochi minuti per approvare une delibera che tenta di non fare chiudere l’ufficio del Giudice di Pace a fine marzo, sfruttando il “decreto milleproroghe”. La relazione, che vi proponiamo integralmente, è toccata all’assessore Caterina Belcastro.
Dopo un telegrafico intervento del consigliere Domenico Mercuri
il consiglio ha ovviamente approvato all’unanimità. Ma prima di tutto questo il sindaco Riccio ha informato di alcune novità relative all’ufficio postale di Campoli la cui chiusura è stata posticipata di due mesi e ha illustrato il contenuto di una lettera inviatagli dal direttore di filiale.
Nel precedente consiglio, nel quale è stata concessa la cittadinanza onoraria ad alcuni bambini nati in Italia e figli di migranti (ne pubblicheremo i video nei prossimi giorni), il sindaco aveva criticato l’assenza dei consiglieri Campisi e Mercuri. Per questo Domenico Campisi ha chiesto la parola per precisare che la sensibilità dell’opposizione si concretizza in un progetto reale ed ha posto l’accento su alcune problematiche, tra cui l’assenza di riscaldamento nella scuola di via Roma.
Ha replicato l’assessore all’istruzione Franco Cagliuso, affermando che il problema è in via di risoluzione.
Quindici minuti di consiglio comunale in tutto, un voto all’unanimità, non più di qualche lievissima punzecchiatura nell’intervento di Campisi (l’opposizione nei mesi scorsi ci aveva abituato a ben altro), insomma un clima di unità nazionale per tentare (probabilmente in maniera vana) di salvare l’ufficio del Giudice di Pace e magari anche l’ufficio postale di Campoli.
Ma credo si ponga un tema sul quale riflettere. In sala oltre ai consiglieri, alla stampa, ai Carabinieri, alla polizia municipale e ad un dipendente comunale, ossia tutte persone presenti per ragioni lavorative, non c’era nessun altro. Questa l’immagine della sezione della sala consiliare riservata al publico.
Desolante.