Federico Cafiero de Raho: “Il vento è cambiato, contro la ‘ndrangheta ora non ci sentiamo più soli”

Federico Cafiero de Raho: “Il vento è cambiato, contro la ‘ndrangheta ora non ci sentiamo più soli”

Fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2017/03/22/news/cafiero_de_raho_il_vento_e_cambiato_ora_non_ci_sentiamo_piu_soli_-161130496/

LOCRI – “Con queste meraviglie, quanto turismo ci potrebbe essere qui, se la ‘ndrangheta non avesse tenuto tutti lontani. Ma forse in futuro non sarà così”. Reduce dalla partecipata manifestazione che ieri ha sfilato a Locri nella XXII Giornata della memoria e dell’impegno, il procuratore della Dda di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho si è attardato a Locri per concedersi una visita al museo archeologico.
“Un tesoro di rara bellezza”, dice. E – aggiunge – un modo per capire le contraddizioni di una terra che ha dato i natali a Zaleuco, primo legislatore dell’Occidente, come ad alcuni dei più potenti clan calabresi. “Però oggi a Locri – sottolinea il procuratore – abbiamo avuto la prova che la ‘ndrangheta si può sconfiggere perché il cambiamento è in atto”.
Si aspettava una partecipazione così?
“Era sinceramente inimmaginabile. Ed è stata importante anche per la gente di Locri, che ha avuto prova dello sviluppo che potrebbe esserci in queste terre se ci si liberasse del giogo dei clan”.
Che messaggio ha mandato la manifestazione di oggi?
“Abbiamo visto il frutto di tanti sforzi, di tanto lavoro, di un progressivo sviluppo del senso dello Stato. Questa piazza ha mostrato concretamente il cambiamento in atto. Per adesso è solo un seme, ma sta iniziando a germogliare”.


Il nuovo corso della Chiesa calabrese ha avuto un ruolo in questo processo?
“Per la prima volta, Chiesa e Stato marciano insieme e in modo chiaro contro la ‘ndrangheta. E non solo in Calabria. Il sostegno del segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, all’operato del vescovo di Locri, la sua presenza qui, la veemenza con cui è stata ribadita la scomunica dei mafiosi, sono elementi non scontati. Come non lo era l’immediato allontanamento di don Pino Strangio, oggi imputato nel processo Gotha. E la gente lo recepisce in maniera chiara”.
Ci sono segni concreti che lo provano?
“Bastava guardare la piazza oggi per capire che in questa terra qualcosa si muove, che c’è un risveglio. La naturalezza con cui tutti hanno sfilato per le vie di Locri, i volti, le risate, la gioia, la serenità dei ragazzi. In loro non c’era preoccupazione, nonostante si muovessero in un centro noto per le faide e per il sangue che è stato versato. I ragazzi hanno mostrato orgogliosi i loro striscioni, su cui campeggiava in modo chiaro anche il nome della loro scuola”.
E la Locri che non gradisce o si sente estranea a manifestazioni così?
“Sembra relegata ai margini e obbligata a nascondersi. D’altra parte, anche chi ha sporcato i muri con quelle frasi ingiuriose e anonime è stato costretto ad agire di notte. Per di più, sembra aver solo stimolato la partecipazione convinta della gente “.
La ‘ndrangheta si sente straniera in casa propria?
“Esattamente. E probabilmente inizia anche ad aver paura di perdere terreno. Questa manifestazione dimostra in modo evidente che colpire qualcuno non basterà a far tacere migliaia
di persone. Al contrario: le spingerà a reagire ancora di più. Per noi, la vera protezione è quella fiumana di gente che oggi è scesa in piazza per dire no alle mafie. Ci fa capire che il nostro lavoro serve ed è apprezzato. E ci fa sentire meno soli”.

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