“Se Hilary Clinton non può soddisfare suo marito cosa le fa credere di poter soddisfare gli Stati Uniti?” “A New York si gela, noi abbiamo bisogno del riscaldamento globale.” “I messicani portano droga, criminalità e sono stupratori.” Queste sono solo alcune delle dichiarazioni del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Sessista, razzista, volgare: con Donald Trump Presidente degli Stati Uniti il mondo è certamente un posto meno bello. Eppure, Trump è il perfetto emblema di un periodo storico in cui prevale la cosiddetta anti-politica e si privilegiano le forze anti-sistemiche. Il fenomeno Trump va infatti inquadrato in un contesto più ampio: quello di una crisi economica e dunque di sistema che ha distrutto il ceto medio generando paura ed insoddisfazione. E la storia insegna che quando l’essere umano ha paura fa raramente scelte ponderate e sagge, anelando piuttosto la guida dell’uomo forte per barricarsi dietro muri e barriere ideali, che infondono un malsano senso di protezione. Proprio quei muri di cui parla Donald Trump, creando nemici ipoteci contro cui far riversare l’odio e la frustrazione popolare. Le Pen in Francia, la destra estrema molto forte in Austria, Trump negli Stati Uniti: risposte populiste e reazionarie ad un malcontento cui la classe politica ha dato finora risposte parziali e spesso errate. In America, la Clinton paga il fatto di non aver mai convinto fino in fondo l’elettorato, in quanto considerata espressione di un’élite economico-politica e di una continuità con la quale, soprattutto il ceto medio bianco, ha voluto rompere. Sanders, aspirante candidato tra i Democratici, avrebbe avuto probabilmente più fortuna. Ma questa è un’altra storia, che non conosceremo mai. Trump è il risultato volgare ed inquietante di una situazione generale complessa e preoccupante, che non può essere sottovalutata. Trump ha vinto. Non ci resta che attendere il reverenziale prostrarsi del mondo al nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Cristiano Fantò