Caulonia: racconto di una giornata di maltempo

Caulonia: racconto di una giornata di maltempo

Durante la giornata di sabato, diverse abitazioni di Caulonia Marina (tra cui la mia) sono rimaste senza luce fino a tarda sera, causa maltempo.
È interessante osservare il comportamento dell’uomo quando viene privato delle sue piccole, irrinunciabili, e molto spesso tecnologiche certezze: senza corrente elettrica il Wi-Fi è fuori uso, il cellulare dev’essere usato poco per risparmiare la batteria, e neanche la fedele televisione può venire in nostro soccorso.
Che fare? Siamo spacciati, quasi quasi ci tocca conversare, raccontare, usare le parole come solo strumento utile per farsi compagnia, come unica arma da opporre al rumore della pioggia incessante.
Così, sabato pomeriggio a casa mia si è chiacchierato a lungo: dopo pranzo si è rimasti a tavola più del solito, rispolverando qualche vecchio episodio ormai quasi dimenticato, scherzando e inveendo, ovviamente, contro le condizioni meteorologiche, il cui variare è abituale oggetto di discussione (e lamentele) nel nostro quotidiano.
I miei genitori hanno addirittura giocato a carte (mia madre credo si annoiasse, ma la scarsa fiducia nell’efficienza del servizio di riparazione Enel le aveva fatto perdere la speranza di spedire mio padre davanti al televisore, pertanto ha continuato, rassegnata, a giocare).
Entro le 18:00, però, tutto doveva essere funzionante: giocava la Juve e bisognava vedere la partita. Momento sacro.
Ma evidentemente gli addetti al ripristino della corrente elettrica non sono di buon cuore, non tifano o sono interisti.
Il risultato è che ci hanno lasciati immobili sul divano a fissare un televisore che non si accendeva, e a cercare aggiornamenti sul match tramite un cellulare la cui batteria era, però, perfidamente sempre più scarica.

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Nel giro di qualche minuto ci si è trovati, quasi involontariamente, tutti sul divano, compresa la famiglia di mio zio, passata per un saluto.
Come se non bastasse, la luce del sole era ormai svanita per cui si è reso necessario sostituirla con quella di torce e candele trovate per l’occasione.
Eccoci di nuovo lì a conversare, a raccontare, con le parole a farci compagnia coadiuvate dalla luce fioca delle candele.
In quell’istante, lo confesso, ho guardato i volti in penombra dei miei familiari, la tv fortunatamente ancora spenta, e sono stato felice.
I gol della Juve li avrei visti successivamente, ma quel momento era irripetibile, e volevo gustarlo fino in fondo.
L’intento di questo forse troppo prolisso racconto, sia chiaro, non è quello di narrare le mie giornate (poco interessanti, in verità), né tantomeno intendo sottovalutare i disagi provocati dal maltempo, che Ciavula ha documentato in modo efficiente.
Ho solo provato a guardare la situazione da una diversa prospettiva.
La giornata di sabato mi ha ricordato il più grande (e pericoloso) paradosso del nostro tempo: vivere un’epoca in cui velocità e facilità di comunicazione sono aumentate enormemente, eppure si comunica molto meno; in cui la tecnologia fa sentire più vicini gli individui ma spersonalizza, al contempo, i rapporti.
Processi, questi, di cui siamo parte integrante, a cui ci stiamo uniformando ed arrendendo, e non dovremmo farlo.
Ecco perché anche una giornata senza luce, può essere luminosa.
Adesso tutto è tornato alla normalità: c’è di nuovo la corrente elettrica e con essa il Wi-Fi, il computer, il caricabatterie del cellulare e la televisione.
Io stesso, che predico bene e razzolo male, continuerò a fare uso costante di tali strumenti.
Ma spero di non dimenticare la luce di quella giornata al buio.
E credo che ognuno di noi debba riuscire a guardare oltre qualsiasi schermo digitale, per godere di ciò che lo circonda.
Ne vale la pena.

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