L’Unione dei Comuni prova a riprendere il suo percorso
Apprendiamo con soddisfazione che il processo dell’Unione dei Comuni della Valle del Torbido prova a ripartire in maniera decisa ed efficace.
Dopo quasi quattro mesi dalla prima riunione del Consiglio e dall’elezione del primo Presidente (leggi QUI) – mesi che hanno segnato un’indiscutibile e conclamata fase di stallo, l’Unione sembra voler riprendere il proprio percorso: è di ieri la notizia di un importante incontro di lavoro tenutosi a Marina di Gioiosa Jonica, alla presenza anche di due tecnici della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di una professoressa del Politecnico di Milano.
L’Unione dei Comuni della Valle del Torbido è stato ed è un fatto politico di prima grandezza, forse il più importante in assoluto prodotto negli ultimi anni nel comprensorio della Locride: ai sindaci, prima di ogni altro, va riconosciuto il coraggio e la lungimiranza di questa scelta.
Adesso, però, è giunto il momento di rendere operativa l’Unione, di farla vivere concretamente. Abbiamo gli atti, abbiamo gli organismi, abbiamo le “buone pratiche” di altre realtà: tocca alle comunità della Valle del Torbido imboccare la strada giusta e percorrerla con convinzione.
Nella sostanza, si tratta di sciogliere il nodo su due questioni molto complesse ma anche assolutamente necessarie: 1. individuare i settori e le funzioni da mettere insieme, con obiettivi ben precisi anche nella razionalizzazione dei costi, secondo quella logica “funzionalista” che è stata alla base anche di un processo epocale come quello dell’Unione Europea; 2. attivare processi di partecipazione democratica e di inclusione dal basso che rendano l’Unione qualcosa di “caldo”, assai diverso da un mero esperimento di laboratorio.
Basta partire anche dalle piccole cose, quelle di tutti i giorni, per far “penetrare” l’Unione nel tessuto sociale e culturale delle nostre comunità: un servizio scuolabus che metta insieme le rispettive esigenze fra i comuni che hanno i mezzi e quelli che hanno studenti da servire; una programmazione culturale (soprattutto per le manifestazioni estive) e territoriale (vedi i Piani Strutturali Comunali) che sia realmente concordata e armonizzata con le rispettive vocazioni (leggi QUI); una rete di uffici che siano divisi e “specializzati” nei rispettivi servizi, fra “front” e “back office” (un unico ufficio vigili urbani, a titolo puramente esemplificativo, sarebbe meglio differenziato fra i servizi al pubblico e il controllo del territorio), in modo tale da garantire più puntualità e più efficacia.
Tutto questo, ovviamente, calato in un campo pubblico, aperto alla partecipazione attiva e consapevole dei cittadini, fuori da ogni logica oligarchica: l’Unione è un passaggio cruciale nel futuro del nostro territorio, non può e non deve essere vissuta come una limitante esperienza di palazzo.
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